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La storia della Gazzetta dal 1920 al 1947



Digitalizzare e render pubblicamente fruibile sul web l’intera collezione della Gazzetta è operazione di grande respiro e di grande impegno, che abbraccerà, quando sarà conclusa, quasi tre secoli di storia. Il primo numero conosciuto è datato 19 aprile 1735. Sono quasi tre secoli di storia cittadina

Il primo segmento che pubblichiamo va dal 1920 al 1947 (seguirà, entro l’anno, la pubblicazione del periodo 1902-1919). E' molto significativo ed è  testimonianza di grandi cambiamenti e avvenimenti storici sia sull’orizzonte della grande storia che in quello cittadino, ma soprattutto del cambiamento che avviene alla Gazzetta che diviene un giornale moderno, molto più simile a ciò che è oggi un quotidiano.

Nel 1920 direttore della Gazzetta è Gontrano Molossi che dirigerà il giornale fino al 1927. Gontrano Molossi muore il 12 settembre del 1927. Nel 1927 e 1928 troviamo una coppia di direttori: Primo Brunazzi e Leonida Fietta. L’ultimo numero della Gazzetta di Parma, come testata autonoma, è del 30 giugno 1928. Quel giorno nell’editoriale firmato dalla Redazione si legge “E’ tramontata l’epoca dei giornali ‘personali’ perché dalla Guerra e dalla Marcia su Roma è nata l’Italia del Popolo, ed è bene che sia così”. Un mesto addio per un giornale che aveva mantenuto una certa indipendenza dal regime. Dal luglio 1928 la Gazzetta viene assorbita dal Corriere emiliano che era nato il 10 gennaio del 1925 come organo della Federazione provinciale fascista. Dal primo luglio 1928 quindi rimane traccia della Gazzetta nel sottotitolo del Corriere emiliano: la titolazione sarà dunque: Corriere Emiliano: Gazzetta di Parma: quotidiano della Federazione provinciale fascista. Questo fino all’8 ottobre del 1941, giorno della visita di Mussolini a Parma, in cui la Gazzetta riprende spontaneamente la sua titolazione. Nel suo fondo il direttore dell’epoca, Corrado Rocchi, rivendica la “rinascita” del nome, del titolo antico, come omaggio di una tradizione cittadina antica e gloriosa alla visita di Mussolini a Parma e ai tempi nuovi della rivoluzione fascista. Nel ’45 all’indomani della Liberazione la Gazzetta è di nuovo guidata da una coppia di direttori: Tito De Stefano (dal 29 aprile) e Ferdinando Bernini, che affianca De Stefano dal 9 maggio giorno in cui pubblica l'articolo di apertura intitolato Saluto ai patrioti. Già dall’aprile ’45 il sottotitolo recita “Organo provinciale del CLN”
E se,  in questi anni, che per primi pubblichiamo, certamente il nostro foglio cittadino patisce il forzato allineamento ai registri della retorica fascista, in questi stessi anni troveremo il riscatto e il contraltare delle  grandi firme che muovono i primi passi sulla Gazzetta. Prima di tutto Cesare Zavattini che firma il suo primo articolo nel ’26 come ZETA (e poi spesso come ZA), poi Pietro Bianchi e Attilio Bertolucci, che comincia la sua collaborazione nel 1927; ricordiamo poi Giovanni Guareschi, che si firma come Nino Guareschi e più spesso come Michelaccio, attivo anche come vignettista dal 1931 al 1935, Mario Colombi Guidotti, Gian Carlo Artoni, Enzo Paci. Tanti sono i nomi che hanno fatto grande, in quegli anni, il giornale, e grande  sarà il piacere di scoprirli nei loro scritti, negli articoli, nei racconti.

Dunque questo primo segmento che pubblichiamo comprende:

  • Gazzetta di Parma: dal gennaio 1920 al 30 giugno 1928
  • Corriere emiliano: Gazzetta di Parma: da luglio 1928 al 7 ottobre 1941
  • La Gazzetta di Parma (recando prima o dopo il titolo l’indicazione Corriere emiliano fino al 1945): dal 8 ottobre 1941 al dicembre del 1947.

    A ciò si aggiunge la collezione del Corriere Emiliano come testata autonoma, e dunque prima della fusione con la Gazzetta: dal 10 gennaio del 1925 al 30 giugno del 1928.

    L’occasione per metter mano a questa preziosissima, per la nostra città, operazione culturale ci è data dal sostegno del direttore della Gazzetta Claudio Rinaldi e del direttore generale Pierluigi Spagoni, nonché dal finanziamento che tale operazione ha ricevuto dalla Regione Emilia Romagna, dalla sensibilità degli amministratori comunali, primo fra tutti l’Assessore alla cultura Michele Guerra